Gentilissimi tutti,
ho pensato molto a lungo questi
ultimi due mesi alla ricorrenza del ventennio della L. 62/2000, la legge sulla
parità.
Avevo progettato una newsletter
differente, in calendario tanti convegni, momenti nei quali fare il punto della
situazione, ma anche rilanciare il percorso di consapevolezza che abbiamo fatto
al capitolo parità. Quante aspettative congelate per un momento, perché bisogna
riorganizzare i pensieri e i progetti dietro agli eventi che ci capitano. Quasi
mai scegliamo gli accadimenti ma possiamo scegliere come gestirli.
Allora eccoci a parlare di parità in
tempi di coronavirus.
1. Lungo questi 20 anni
abbiamo maturato una certezza che rappresenta un punto di non ritorno: è il
diritto dei genitori ad esercitare la propria responsabilità educativa che
chiede e giustifica il pluralismo e non ci fa arrendere ad una logica
ideologica del monopolio educativo. Non c’è spazio per un sistema
scolastico statalista in un paese democratico che si fonda sulla libertà,
l’unica capace di muovere le responsabilità.
2. Da qui abbiamo
tracciato le coordinate giuridiche, sociali, politiche sino alla soluzione
che, mentre ancora sembra “dichiarata sotto voce” dai favorevoli nella logica
di non urtare i contrari quasi ad elemosinare un loro consenso, si erge alta
sopra i compromessi e gli accordi di carboneria. Forse il coronavirus con tutta
la sua silente prepotenza ci ha restituito la verità della realtà. I problemi
si analizzano con la conoscenza dei ricercatori e si rivolvono con la lucidità
dei tecnici che sanno restare in piedi fra chi tira la giacchetta a destra e a
sinistra.
Quindi, forse, il ventennio della
legge sulla parità che ricorre in tempi di coronavirus ci ridimensiona un po'
tutti quanti, in quel delirio di onnipotenza di voler estrarre magicamente la
soluzione dal cilindro.
In tempi di coronavirus tutte le
fragilità del sistema scolastico italiano hanno una risonanza maggiore. Ci sono
le scuole che vivono in realtà di eccellenza, ha dichiarato il 03.03.2020 a
Porta a Porta la ministra Azzolina, e che quindi possono garantire la
continuità delle lezioni con collegamenti da remoto e poi ci sono le scuole in
difficoltà…. Quasi fosse una sorpresa. Eravamo ancora in una fase di emergenza
che interessava la Lombardia e Il Veneto. Dopo pochi giorni il Presidente del Consiglio
avrebbe annunciato la sospensione delle lezioni in tutta Italia. E allora le
fragilità del sistema scolastico italiano sono evidenti. E’ ovvio che le scuole
isolate e situate in realtà difficili della periferia del Sud miracolosamente
non si inventano a tempi record l’eccellenza e-learning … E’ lapalissiano
che le fragilità, quando si è in tempo di crisi, colpiscano maggiormente le
fasce più deboli e il capitolo scuola non fa eccezione.
Ma per arrivare a questo punto abbiamo certamente perso 20 anni
di buone occasioni...
Scrivo al ventennio della legge sulla
parità con una consapevolezza nuova che mi ha dato proprio l’emergenza di
questi giorni… quante occasioni abbiamo perso per timore, per tenere buoni
tutti (prima o poi tutti vengono buoni…meglio non rompere!), per carrierismo,
per il desiderio di restare in certe poltrone, perché non va mai bene spaccare,
meglio mediare… E intanto chi ha pagato il prezzo salatissimo? I più fragili. I
genitori poveri, gli alunni che provengono da famiglie svantaggiate
economicamente, le scuole paritarie nate per i poveri che hanno dovuto sentirsi
chiamare prima diplomifici poi scuole dei ricchi poi scellerate perché chiudono
in mancanza di docenti abilitati (impediti dallo Stato a regolarizzarsi…) e
abbandonano la frontiera dell’educazione.
Il coronavirus, che è altamente
democratico e apparentemente colpisce tutti allo stesso modo, in realtà acuisce
questo classismo. Allora in questi giorni abbiamo le
famiglie che legittimamente chiedono lo sconto della retta, la scuola che
sostiene a ragione che le spese le ha comunque sostenute, i docenti che temono
per lo stipendio mentre devono a loro volta pagare la baby sitter: ecco la
catena dell’ingiustizia che porta ancora una volta a spostare il peso sugli
altri.
Rimarrà l’ultimo anello della catena
con il cerino in mano e si brucerà.
Ma questa non può essere la
soluzione, mentre ci giungono le note ministeriali che si rivolgono quasi
esclusivamente alla scuola statale, come se la scuola paritaria non esistesse.
Eppure parliamo di 12mila scuole, 900mila allievi, 1.800.000,00 genitori che
devono gestire i figli a casa, i nonni chiamati in soccorso, i 100mila
dipendenti … considerati tutti come se non esistessero. “Questi se la
caveranno, arrangiandosi fra di loro”.
Gravissimo se chi ha autorità
decisionale ignorasse gli attori di un comparto di queste dimensioni, facendo
leva sul loro senso di responsabilità. Se negli anni le paritarie si sono
indebitate per garantire un pluralismo e i genitori si sono privati di molto per
pagare la retta oltre alle tasse, questi continueranno certamente a farlo
perché gli idealisti non mollano… Illazioni del tipo: “E intanto un
pensiero in meno per noi” sarebbero nella linea di una perfettamente illogica
scelta della sussidiarietà al contrario… “Se poi proprio non ce la faranno e
chiuderanno, pazienza: tanto, con la denatalità riusciamo ad assorbirli nelle
scuole statali e al massimo, se nel territorio non è presente la scuola, la
costruiremo a spese dei cittadini, rileveremo l’edificio o faremo lezione a
distanza… poco conta che i soldi siano spesi male, purché sia salva l’ideologia
statalista” sarebbe un altro retropensiero, legittimo perché siamo in
democrazia, ma distruttivo per la scuola italiana, dal punto di vista
giuridico, economico e sociale.
Occorre essere davvero chiari, perché
nel limbo del vago, il prezzo lo pagano i più fragili e il coronavirus lo
dimostra. Ad una famiglia che ha pagato le tasse, e deve pagare la seconda
volta con la retta, ora la terza con la baby sitter e la perdita del lavoro, è
giusto rimborsarle la retta? E la scuola paritaria, già indebitata per anni di
retta che non copriva i costi, e che ora ha il dovere morale di pagare il
personale e le tasse, che cosa farà? Qualcuno ha già decretato che le paritarie
non ne usciranno vive dalla crisi del coronavirus. O meglio, sopravvivranno
quelle dalla retta over 8mila … il coronavirus sembra accelerare il processo
del monopolio.
Ancora una volta dobbiamo conservare
l’attenzione al presente, all'immediato,
Importante l’intervento congiunto
delle Associazioni presso il Governo con il Comunicato stampa congiunto del
06/03/2020 (clicca
qui per leggere).
Ma vale anche la pena non arrendersi.
Ricevo tante telefonate in questi giorni ed io stessa devo ritrovare il
coraggio e la determinazione di combattere. Le scuole paritarie sono nate e
sono animate da un profondissimo senso di responsabilità che serve la Nazione
(“che cosa posso fare io di bene per l’Italia” è il loro motto) e saranno
proprio le ragioni di fondazione a salvarle, non per se stesse, ma perché
chi sa di esistere per qualcun altro affronta ed esce a testa alta dalle
difficoltà.
Ecco quindi una certezza: in questi
20 anni abbiamo capito che la scuola paritaria esiste per garantire nella
Nazione una parola di pluralismo e per le stesse ragioni oggi resiste e vince.
E’ quanto mai chiaro che, se l’Italia
vorrà essere un Paese civile dovrà garantire il diritto alla libertà di scelta
educativa delle famiglie.
Quindi, a vent’anni dalla legge sulla
parità, è incontrovertibile che non c’è libertà educativa senza libertà
economica. E questa implica spendere meglio attraverso i costi standard, da
assegnare alle famiglie tutte attraverso i voucher, la dote scuola, il
convenzionamento.
Fuori da questo percorso che si
chiama “Autonomia, parità e libertà di scelta educativa” la scuola pubblica
italiana tutta – statale e paritaria - può solo continuare a stare in
rianimazione … Ma le famiglie italiane devono sapere che la scuola paritaria
che non taglia in due la società, che ha rette sotto i 5.500 euro, è finita.
In questo spirito condivido con voi
dei passaggi importanti che abbiamo compiuto.
A vent’anni dalla Legge 62/2000
possiamo certamente dire che i termini della questione sono chiari e non c’è
più spazio per alcuna vile strumentalizzazione. Questi anni sono stati
necessari per far maturare, in ciascuno di noi, attraverso processi graduali, “consapevolezza”
e “conoscenza”.
Negli ultimi 10 anni è stata
individuata la soluzione, rispetto alla grave
discriminazione economica, nei costi standard di sostenibilità per allievo che rendono effettivo il diritto a) di apprendere dello studente,
b) di scelta educativa dei genitori, c) di insegnamento dei docenti.
L’assist finale era coinvolgere tutti gli schieramenti, di maggioranza e di opposizione, con una richiesta
unanime: si rivedano le linee di finanziamento di tutta la Scuola Italiana
(statale e paritaria) attraverso i costi standard di sostenibilità per allievo.
Allo scopo invito a leggere:
-
i risultati del convegno Libera Scuola in Libero Stato (del 13-02-2020),
un evento che ha registrato una trasversalità senza precedenti (clicca
qui)
Fondamentale l’aiuto generoso e
libero dell’USMI e della CISM che sono scesi in campo sin dal 14/11/2019,
insieme alle associazioni tutte, e hanno dato un contributo importante a questa
trasversalità (clicca
qui per leggere la nota congiunta USMI e CISM).
E infine condivido un regalo simpatico.
Un video (clicca qui) che celebra il ventennale della Legge sulla parità e rilancia
…. Davvero manca un ultimo miglio (clicca
qui): coraggio!
Un carissimo saluto, sr. Anna Monia
p.s. In questa sezione potrete
trovare costanti aggiornamenti in tema di Scuola e Coronavirus (clicca
qui)
Nessun commento:
Posta un commento