mercoledì 4 dicembre 2019

[A.M.Alfieri News] Operazione Responsabilità - News del 4 Dicembre 2019


Gent.mi,


al nostro terzo appuntamento sugli spunti emersi il 14/11/19 nel convegno romano “Autonomia, parità e libertà di scelta educativa vorrei soffermarmi con voi sul Tema disabilità trattato nella tavola rotonda dall’Agesc, occasione per fare un passo avanti che definirei Operazione Responsabilità.
Una recente inchiesta di Report (clicca per il servizio) ci interpella riguardo al senso civico necessario per dare voce ai genitori che ogni giorno si sentono raccontare che la scuola italiana è per antonomasia “la più inclusiva perché ha eliminato per prima le scuole speciali” (come dichiarava sabato u.s. (30/11) un ospite di Tv Talk). La stessa rete RAI 3 qualche giorno prima denunciava i numeri impietosi di un sistema scolastico incapace di includere. Mentre si afferma si nega: ne siamo così abituati da non farci neanche più caso. Ma mentre ci si abitua si è conniventi con una serie di ingiustizie che potremmo bloccare e sanare. Qui il ruolo indispensabile dei cittadini al servizio della Societas in modo maturo.
Alcuni giorni fa ero ad un convegno presso l’Istituto dei ciechi di Milano e una signora raccontava che spesso, al semaforo, si imbatte in “buonisti benefattori” che hanno deciso di fare una buona azione quel giorno (incuranti se è ciò che serve al beneficato…) e quindi l’aiutano ad attraversare. Il benefattore si sente soddisfatto; il non vedente grato che, nonostante non abbia fatto da sé ciò che poteva fare tranquillamente (parliamo di una non vedente che gioca a rugby e fa tiro con l’arco…), dice a se stesso: “Vorrà dire che oggi ho aiutato qualcuno a sentirsi più buono.”
Un aiuto inutile, non richiesto, ma soprattutto finalizzato all’auto-assoluzione….
Sarebbe interessante chiedere a quel benefattore se sa bene di cosa avrebbe bisogno un bambino non vedente oggi a scuola, lo stato d’animo dei genitori di un bimbo disabile che si sentono raccomandare dalla scuola di tenere il figlio disabile a casa perché manca il docente di sostegno… Questi genitori non lavorano? Di solito mantenere un figlio disabile costa di più. E che futuro avrà quando è proprio la tv nazionale a dirci che mancano più della metà dei docenti di sostegno necessari per i 270 mila allievi disabili?
Quel benefattore sarebbe disposto a domandare come vengono spesi i soldi dei cittadini se, a fronte di 20 mila euro destinati, il risultato è la carrozzina parcheggiata? Se poi la famiglia vira verso la scuola paritaria (si sa, è più inclusiva, fosse solo per quel minimo di carità cristiana), il docente se lo deve pagare in autonomia, o lo devono pagare le altre famiglie oppure la scuola, che di conseguenza è costretta a chiudere. Le famiglie che frequentano le scuole paritarie, in un principio di sussidiarietà al contrario finanziano lo Stato italiano con 6 miliardi di euro annui e con l’80% di personale laico non possiamo dire essere “le scuole dei preti e delle suore”. Ammesso e non concesso che la cosa sia un male.
Il cittadino ha bisogno di chiarezza ma soprattutto di pensieri logici; non ci si senta legittimati ad alimentare la discriminazione attraverso la confusione. Molti passi ormai sono compiuti non si può interrompere il percorso. In un recente convegno è scesa in campo Giusy Versace (mi perdonerà una disabile alla quale tanto è stato tolto, molto ha ricevuto, ancor di più dona) (clicca qui per leggere); ed io, tu, noi? Dove siamo?
OPERAZIONE RESPONSABILITA’
Oggi 3 Dicembre: Giornata internazionale delle persone con disabilità (clicca qui per leggere)
La scuola italiana, grande questione irrisolta. Fra deficit finanziario della scuola pubblica statale e mancato riconoscimento effettivo della parità per le scuole pubbliche non statali, Report del 25 Novembre 2019 affonda il coltello e scoperchia le inefficienze ministeriali. I numeri emersi sono impietosi.
 “Secondo l'Istat, gli studenti con disabilità sono 270 mila: il 3,1% degli iscritti nelle scuole italiane. Ad accompagnarli nel percorso formativo c'è l'insegnante di sostegno, una figura necessaria a garantire l'inclusione scolastica. Ma i docenti di ruolo sono solo 100 mila e non bastano a coprire le esigenze. Così, a settembre le classi sono scoperte e le famiglie sono obbligate a rivolgersi ai giudici: è il Tar a raddrizzare la situazione, costringendo il Ministero a provvedere. Il Miur con una deroga nomina d'urgenza oltre 60 mila supplenti. Ma il diritto all'istruzione viene così garantito? E questo sistema emergenziale quanto pesa sulle casse dello Stato?”  (qui tutti i dati)
Walter Miceli, legale del sindacato Anief, ha svelato agli italiani una realtà molto diffusa negli istituti scolastici italiani: “I genitori portano i propri figli disabili a scuola e non trovano l’insegnante di sostegno, a questo punto si rivolgono al Tar o al giudice ordinario, spesso addirittura invitati dallo stesso dirigente scolastico che dice loro per avere l’insegnante di sostegno devi fare ricorso”. Le famiglie che si rivolgono alla magistratura vincono nel cento per cento dei casi e il Miur è costretto a nominare i precari.
Il legislatore riconosce il diritto, lo Stato deve garantirlo altrimenti a che serve riconoscere un diritto? Qui scende il campo il cittadino responsabile che denuncia, combatte e smaschera l’ingiustizia. Non c’è più spazio per quella confusione che legittima l’inerzia politica e alimenta la discriminazione. Il re è nudo, il cittadino consapevole chiede conto allo Stato, alla politica, al Ministro:
Per quale ragione si assiste inerti ad un sistema scolastico italiano (l’unica grave eccezione in Europa accanto alla Grecia) classista, regionalista, discriminatorio, di scarsa qualità perché iniquo?
Lo Stato Italiano deve rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona, oggi li pone e li alimenta.
Si impedisce l’integrazione del disabile, si condannano i docenti ad un precariato infausto ledendo la professionalità, si privilegia il ricco permettendo solo a questo di scegliere e si condanna il povero ad accontentarsi?
Secondo il Ministero non è un questione di soldi… Allora di cosa si tratta?
E’ stato ampiamente dimostrato che la soluzione di diritto, di economia, c’è. A ben vedere non ci sono ostacoli politici (considerata la convergenza da destra a sinistra … a turno al governo) e la soluzione fa un gran bene anche all’economia (con una migliore gestione delle tasse dei cittadini).
Si garantisca l’autonomia alla scuola pubblica statale e la libertà di scegliere senza costi aggiuntivi la scuola pubblica paritaria, consentendo ai genitori l’esercizio della loro responsabilità educativa in modo libero, in un sistema pluralista e di qualità, attraverso i costi standard di sostenibilità.  Il tema è stato al centro, nelle scorse settimane, di un ampio dibattito, che ha visto esprimersi figure trasversali a sostegno di un confronto serio sul pluralismo educativo (clicca qui per leggere).
Purtroppo, oggi, nel nome di una finta equità, si perpetra un sistema che porta inevitabilmente la scuola italiana ad essere classista: chi può permettersi di pagare manda i propri figli in una scuola migliore. Sulla scuola continua a consumarsi uno scontro fra l’ideologia e la razionalità di chi sa che per venire a patti con la realtà bisogna fare i cosiddetti “conti della serva”. A sfigurare il dibattito è ancora spesso il conflitto generato da una visione che identifica la scuola paritaria con la scuola privata ed elitaria, anziché concepire il servizio pubblico come quello che garantisce un’effettiva parità di accesso a tutti i cittadini secondo eguali diritti. In Italia, il sistema scolastico è egualitario sulla carta, ma nei fatti non rimedia le differenze di partenza tra gli studenti legate al contesto familiare e sociale, anzi le rinforza. Col risultato paradossale che, alla fine, abbiamo effettivamente un sistema scolastico elitario.
Si segnala un recente intervento dei genitori dell’AGesc su Avvenire “Il diritto all’istruzione? Ecco perché ha bisogno della libertà di scelta educativa”. Sarebbe utile una riflessione, da parte di tutte le Istituzioni, sulla via suggerita dall’Ocse di finanziamenti mirati alle famiglie più povere, o un’attenta valutazione di proposte, come quella contenuta nel documento della Cei relativa alla determinazione di un «costo standard di sostenibilità per allievo». «Intendiamo – sottolinea il presidente dell’Agesc Frare – tornare a chiedere per i genitori la piena libertà di scelta in campo educativo, che la legge 62/2000 non è riuscita ancora a risolvere» (clicca qui per leggere).
Grata per aver scelto di leggere sino in fondo e dell’aiuto di condivisione che può contribuire ad impedire che la confusione legittimi la discriminazione.
Alla prossima con i più cari saluti
sr Anna Monia Alfieri 

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