domenica 20 novembre 2016

NEWS F.I.D.A.E. LOMBARDIA 20.11.2016



Gentilissimi tutti,
c'è chi dice che le persone non leggono più. Non lo credo e allora nel senso più profondo della metafora ho deciso di andare a scuola dal maestro Manzi (chi di noi potrà mai dimenticarlo?!)
Forte del fatto che noi leggiamo e rifiutiamo i 145 caratteri del Twitter, condivido con voi la bella esperienza al Salone dello Studente ABCDemo di Genova, dove ho sperimentato che quando chiederemo ai nostri politici risposte serie che interpellano la loro scienza e coscienza sono capaci di risposte intelligenti e oneste. Noi cittadini dobbiamo quindi abituarci a porre le domande giuste. Ne parla Tecnica della Scuola in "Convegno a Genova sulle scuole paritarie": "occorre recuperare il carisma dei fondatori, riprendendo seriamente la scelta in favore dei più fragili e dei più deboli - anche a costo di rinunciare all'insegnamento qualora le condizioni esterne non lo permettano – e mettendo da parte l'atteggiamento "timido" di chi si pone davanti all'Istituzione "con il cappello in mano". E' necessario acquisire consapevolezza del fatto che la scuola paritaria finanzia lo Stato abbattendo in forte misura il costo medio per studente (la proposta concreta di Suor Alfieri di introduzione del "costo standard di sostenibilità" per alunno sarebbe per lo Stato italiano un'operazione a costo zero) (clicca qui per leggere).   
 - 18.11.2016 da Zenit, "La scuola paritaria è un diritto di tutti" Il 12% della popolazione scolastica frequenta scuole paritarie, ma riceve solo l’1,2% della spesa scolastica complessiva statale. E’ necessario acquisire consapevolezza del fatto che la scuola paritaria finanzia lo Stato abbattendo in forte misura il costo medio per studente (la proposta concreta di Suor Alfieri di introduzione del “costo standard di sostenibilità” per alunno sarebbe per lo Stato italiano un’operazione a costo zero). Inoltre, occorre identificare azioni e strategie che, con molta concretezza, consentano di offrire una scuola di qualità, in cui il servizio sia realmente orientato al benessere dei bambini e delle famiglie. (continua a leggere)
A fronte di una crisi che interessa tutto il comparto scuola pubblica, statale e paritaria, un numero sempre maggiore di cittadini "che pensano" resta tenacemente presente a garanzia di un pluralismo educativo. Questi cittadini chiedono ai propri governanti di porsi dalla parte del debole. Il diritto serve al debole, non al Sovrano. E' in questa direzione l'articolo pubblicato il 16 Novembre su Il Giornale: "Così la buona scuola (paritaria) sta morendo". Ci si domanda quale tasso di civiltà possa pretendere un Paese che ha generato un sistema scolastico classista, regionalista e discriminatorio, dove i poveri non possono scegliere come educare i propri figli; dove c'è una differenza abissale tra le regioni; dove i docenti non possono scegliere dove insegnare. Con la presenza degli istituti non statali paritari si risparmiano 5 miliardi e 600 milioni di euro. Se in Italia venisse applicato il sistema del costo standard di sostenibilità per tutti gli 8 milioni di studenti con la compartecipazione delle famiglie secondo Isee, la spesa pubblica totale si assesterebbe intorno a 28 miliardi, ben al di sotto dei 56 miliardi attuali. Risorse da poter destinare al migliore funzionamento delle scuole, dalla didattica alle infrastrutture. La gente è stanca di promesse non mantenute: occorre pensare a un progetto di ampio respiro che sostenga il percorso formativo delle nuove generazioni dai 3 ai 19 anni, e che rimetta al centro lo studente ridando fiducia alla famiglia, l'unica in grado di scegliere l'educazione per i propri figli. Questa è la vera grande sfida per il governo: una battaglia trasversale di civilità (clicca qui per leggere).
E a fronte del Titolo V ci piacerebbe sentire meno slogan, che non aiutano a capire cosa sta succedendo. Sarebbe interessante un riscontro serio che interpelli la cultura vera. Non si arriva alla verità attraverso schermaglie elettorali, di cui, sinceramente, i cittadini intelligenti e colti sono stanchi. E' utile interrogarsi riguardo a quanto pubblicato il 16 Novembre 2016 su Formiche.net, "Viaggio nella scuola pubblica (statale e paritaria) italiana". Il cammino che, attraverso un lungo avvicendarsi di fatti e di eventi, ha ripercorso la storia della nostra scuola – per ritrovarla, fin dalle sue origini, come "scuola familiare" – si è rivelato una vicenda lunga e appassionante. Dalla Costituzione ad oggi si è tentato di individuare una via percorribile per riconsegnare alla famiglia il suo ruolo principe, proprio e specifico nel campo educativo, per riconoscerle la libertà di scelta, affinché possa esercitare un diritto irrinunciabile e un dovere non delegabile (clicca qui per leggere).
Si registra un segnale positivo nell'operazione delle Ispezioni che vedono 288 Istituti interessati e 27 che perdono la parità. Si da per scontato il presupposto che siano stati controlli seri e scevri da ogni pregiudizio. Ben venga la chiusura dei diplomifici che sono un passo verso la valorizzazione di chi lavora bene, come dichiara il Ministro Giannini (qui il Comunicato stampa). Ma NON basta: occorre che la famiglia possa scegliere l'istruzione pubblica paritaria sana che esiste ancora in Italia, accamto a quella pubblica statale. Senza scelta educativa, l'alternativa è il regime. Da Formiche.net del 18/11/2016:  "Avviato percorso di qualità: Studente al centro (?!) Se o solo se!". Si dichiara avviato un piano di qualità per valorizzare chi lavora bene e si notifica con comunicato stampa che, nei primi 6 mesi del 2016, sono state visitate 288 istituzioni scolastiche, soprattutto di II grado. Qui, effettivamente, le scuole "a piramide" non sono mai piaciute a nessuno: sono i cosiddetti "diplomifici" (clicca qui per leggere).
I nostri lettori sono sempre in attesa di riscontri ufficiali e autorevoli, che non si fregino dei timidi passettini del passato, ma – a fronte dell'enormità del presente – lo affrontino con gli strumenti adeguati. A tale proposito, si ribadisce che soltanto il costo standard di sostenibilità può salvare la scuola italiana dal baratro economico e qualitativo e la famiglia dalla più lampante ingiustizia che si possa rivolgerle: non garantirle la libertà di scelta per l'educazione e la formazione dei figli.
Con i più cari saluti sr Anna Monia Alfieri con i Consiglieri Fidae Lombardia

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