Gentilissimi
tutti,
c'è
chi dice che le persone non leggono più. Non lo credo e allora nel senso più
profondo della metafora ho deciso di andare a scuola dal maestro Manzi (chi di
noi potrà mai dimenticarlo?!)
Forte
del fatto che noi leggiamo e rifiutiamo i 145 caratteri del Twitter, condivido
con voi la bella esperienza al Salone
dello Studente ABCDemo di Genova, dove ho sperimentato che
quando chiederemo ai nostri politici risposte serie che interpellano la loro
scienza e coscienza sono capaci di risposte intelligenti e oneste. Noi
cittadini dobbiamo quindi abituarci a porre le domande giuste. Ne parla Tecnica
della Scuola in "Convegno
a Genova sulle scuole paritarie": "occorre recuperare il carisma
dei fondatori, riprendendo seriamente la scelta in favore dei più fragili e dei
più deboli - anche a costo di rinunciare all'insegnamento qualora le condizioni
esterne non lo permettano – e mettendo da parte l'atteggiamento
"timido" di chi si pone davanti all'Istituzione "con il cappello
in mano". E' necessario acquisire consapevolezza del fatto che la scuola
paritaria finanzia lo Stato abbattendo in forte misura il costo medio per
studente (la proposta concreta di Suor Alfieri di introduzione del "costo
standard di sostenibilità" per alunno sarebbe per lo Stato italiano
un'operazione a costo zero) (clicca
qui per leggere).
-
18.11.2016 da Zenit, "La
scuola paritaria è un diritto di tutti" Il 12% della popolazione scolastica
frequenta scuole paritarie, ma riceve solo l’1,2% della spesa scolastica
complessiva statale. E’ necessario acquisire consapevolezza del fatto che la
scuola paritaria finanzia lo Stato abbattendo in forte misura il costo medio
per studente (la proposta concreta di Suor Alfieri di introduzione del “costo
standard di sostenibilità” per alunno sarebbe per lo Stato italiano
un’operazione a costo zero). Inoltre, occorre identificare azioni e strategie
che, con molta concretezza, consentano di offrire una scuola di qualità, in cui
il servizio sia realmente orientato al benessere dei bambini e delle famiglie. (continua
a leggere)
A
fronte di una crisi che interessa tutto il comparto scuola pubblica, statale e
paritaria, un numero sempre maggiore di cittadini "che pensano" resta
tenacemente presente a garanzia di un pluralismo educativo. Questi cittadini
chiedono ai propri governanti di porsi dalla parte del debole. Il
diritto serve al debole, non al Sovrano. E' in questa direzione l'articolo
pubblicato il 16 Novembre su Il Giornale: "Così la buona scuola (paritaria) sta
morendo". Ci
si domanda quale tasso di civiltà possa pretendere un Paese che ha generato un
sistema scolastico classista, regionalista e discriminatorio, dove i poveri non
possono scegliere come educare i propri figli; dove c'è una differenza abissale
tra le regioni; dove i docenti non possono scegliere dove insegnare. Con
la presenza degli istituti non statali paritari si risparmiano 5 miliardi e 600
milioni di euro. Se in Italia venisse applicato il sistema del costo standard
di sostenibilità per tutti gli 8 milioni di studenti con la compartecipazione
delle famiglie secondo Isee, la spesa pubblica totale si assesterebbe intorno a
28 miliardi, ben al di sotto dei 56 miliardi attuali. Risorse da poter
destinare al migliore funzionamento delle scuole, dalla didattica alle
infrastrutture. La gente è stanca di promesse non mantenute: occorre pensare a
un progetto di ampio respiro che sostenga il percorso formativo delle nuove
generazioni dai 3 ai 19 anni, e che rimetta al centro lo studente ridando
fiducia alla famiglia, l'unica in grado di scegliere l'educazione per i propri
figli. Questa è la vera grande sfida per il governo: una battaglia trasversale
di civilità (clicca
qui per leggere).
E
a fronte del Titolo V ci piacerebbe sentire meno slogan, che non aiutano a capire cosa sta
succedendo. Sarebbe interessante un riscontro serio che interpelli la cultura
vera. Non si arriva alla verità attraverso schermaglie elettorali, di cui,
sinceramente, i cittadini intelligenti e colti sono stanchi. E' utile
interrogarsi riguardo a quanto pubblicato il 16 Novembre 2016 su Formiche.net,
"Viaggio nella scuola pubblica (statale e paritaria) italiana". Il cammino che, attraverso un lungo
avvicendarsi di fatti e di eventi, ha ripercorso la storia della nostra scuola
– per ritrovarla, fin dalle sue origini, come "scuola familiare" – si è rivelato una vicenda
lunga e appassionante. Dalla Costituzione ad oggi si è tentato di individuare
una via percorribile per riconsegnare alla famiglia il suo ruolo principe, proprio e
specifico nel campo educativo,
per riconoscerle la libertà di scelta, affinché possa esercitare un diritto
irrinunciabile e un dovere non delegabile (clicca
qui per leggere).
Si
registra un segnale positivo nell'operazione delle Ispezioni che vedono 288 Istituti interessati e 27 che perdono la parità.
Si da per scontato il presupposto che siano stati controlli seri e scevri da
ogni pregiudizio. Ben venga la chiusura dei diplomifici che sono un passo verso
la valorizzazione di chi lavora bene, come
dichiara il Ministro Giannini (qui il Comunicato stampa). Ma NON basta: occorre che la famiglia possa
scegliere l'istruzione pubblica paritaria sana che esiste ancora in Italia,
accamto a quella pubblica statale. Senza scelta educativa, l'alternativa è il
regime. Da
Formiche.net del 18/11/2016: "Avviato percorso di qualità: Studente
al centro (?!) Se o solo se!". Si
dichiara avviato un piano di qualità per valorizzare chi lavora bene e si
notifica con comunicato stampa che, nei primi 6 mesi del 2016, sono state
visitate 288 istituzioni scolastiche, soprattutto di II grado. Qui,
effettivamente, le scuole "a piramide" non sono mai piaciute a
nessuno: sono i cosiddetti "diplomifici" (clicca
qui per leggere).
I
nostri lettori sono sempre in attesa di riscontri ufficiali e autorevoli, che
non si fregino dei timidi passettini del passato, ma – a fronte dell'enormità
del presente – lo affrontino con gli strumenti adeguati. A tale proposito, si
ribadisce che soltanto il costo standard di sostenibilità può salvare
la scuola italiana dal baratro economico e qualitativo e la famiglia dalla più
lampante ingiustizia che si possa rivolgerle: non garantirle la
libertà di scelta per l'educazione e la formazione dei figli.
Con i più cari saluti sr Anna Monia Alfieri con i Consiglieri Fidae
Lombardia
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