Gent.mi tutti,
prendiamo atto della determinazione
delle scuole paritarie che nella persona dei loro gestori – eroi ordinari –
decidono di restare quale voce di pluralismo educativo accanto alla scuola
statale. Nessuna contrapposizione con questa ma la consapevolezza che il
pluralismo educativo è un “bene necessario” da custodire.
Allo stesso tempo, l’esserci consente
di tenere desta l’attenzione sulle responsabilità dello Stato che non pone le
condizioni per il raggiungimento di una piena parità. A 20 anni dalla Legge
sulla parità (L.62/2000) è quanto mai chiaro che il diritto ad essere leso è
quello dello studente – anche diversamente abile -, dei genitori, dei docenti
economicamente più fragili.
A questo proposito vorrei condividere
con Voi la discriminazione che quotidianamente subiscono gli allievi disabili e
i loro genitori. Il sistema scolastico Italiano, secondo i dati Ocse-Pisa, non
è affatto inclusivo. Nel corso del Convegno promosso dalla paraolimpica Giusy
Versace, è emerso con chiarezza che, oltre al dramma della protesi, il disabile
affronta una barriera proprio all’ingresso della Scuola, prima di entrare e non
potendolo fare, con grave compromissione del suo futuro perché, se la
discriminazione parte dalla scuola, viene impedita la “madre di tutte le
opportunità”.
Eppure sarebbe possibile per l’allievo
disabile frequentare la scuola pubblica statale non dovendo “elemosinare”
l’integrazione, oppure frequentare la scuola pubblica paritaria non dovendo
sentirsi dire dal gestore “a fronte di un tuo diritto reale e di un mio dovere
ideale c’è lo Stato che discrimina te e blocca me”. Ah l’inganno della legge
alla Azzeccagarbugli.
Ma allora come stanno le cose? La
famiglia del disabile a ragion veduta pretende che il figlio possa essere
incluso nella scuola pubblica, sia nella statale come nella paritaria. Ma nella
prima il dirigente lamenta di essere senza docente di sostegno e invita la
famiglia a tenere il pargolo a casa (alla faccia delle politiche famigliari e
dell’aiuto alle donne per lavorare) e il gestore della seconda dice che lo
Stato non provvede alla copertura del docente di sostegno, quindi se i disabili
vengono accolti, la scuola chiude. Ma all’USR la famiglia si sente rispondere
che lo Stato ha destinato 20mila euro alla scuola statale e ha erogato 20
mila alla scuola paritaria… Rimbalzano le reponsabilità, la famiglia già
stressata si arrende e l’ingiustizia continua senza soluzione di sorta.
Pazienza: ci si abitua a tutto, al non senso, alle bugie, alle mezze verità.
E’ necessario chiarire per non
alimentare la discriminazione e legittimare l’inerzia politica, per non
lasciare nella frustrazione il disabile, nell’impotenza il dirigente della
scuola statale e il gestore della scuola paritaria nel capolavoro
dell’ingiustizia che appare giusta senza esserlo.
SE SAI NON
PUOI GIRARTI DALL’ALTRA PARTE
23 Dicembre 2019, Da Tecnica della Scuola “L’Inclusione che non include” Lo stanziamento di 12,5 milioni a favore dei bambini disabili
delle scuole dell’infanzia paritarie potrebbe apparire come una splendida
notizia a garanzia del diritto all’integrazione e all’inclusione del disabile (clicca
qui per leggere).
28 Dicembre 2019, Da Tempi “Per gli alunni
disabili solo briciole e discriminazione. Si dica almeno la verità”
Un’esperienza positiva ci viene da
Regione Lombardia, che negli anni ha sempre favorito l’integrazione. Dote Scuola 2019/2020 prevede,
ad esempio, il doppio finanziamento di 1,5 milioni per il riconoscimento del merito
e di ben 4,5 milioni per il sostegno agli studenti disabili,
con l’obiettivo di garantire il diritto allo studio e
la libertà di scelta della scuola attraverso il
riconoscimento di un contributo alle spese sostenute per l’insegnante di
sostegno nelle scuole primarie e in quelle secondarie di
primo e secondo grado paritarie che accolgono studenti disabili (clicca
qui per leggere).
07 Gennaio 2020, Da Tempi “, Appello perché i poveri possano frequentare la scuola che vogliono” Un mio amico, esperto della materia, mi dice spesso che oggi «don Bosco non potrebbe accedere ad una scuola salesiana». In questa frase icastica (ed anche seriamente ironica) consiste il problema che, tramite Tempi, vorrei sollevare. I POVERI NON POSSONO ACCEDERE LIBERAMENTE ALLA SCUOLA CHE RITENGONO MIGLIORE PER I PROPRI FIGLI PER MOTIVI PURAMENTE ECONOMICI, il che è contrario alla nostra Costituzione, perché annulla uno dei diritti fondamentali della persona e della famiglia (clicca qui per leggere).
E’ importante, accanto alla nostra presenza a garanzia del pluralismo educativo, continuare con una serrata azione culturale che desti la coscienza dei cittadini, affinché siano consapevoli che il proprio diritto può e deve essere garantito.
La politica, insomma, è di fronte ad un
out-out. Che la soluzione dei costi standard come quota capitaria sia
scientifica e che abbia incontrato convergenze politiche e sociali trasversali
è ormai assodato. Chi si sente legittimato ad insinuare il dubbio su questo se
ne assuma la responsabilità di fronte a famiglie, scuole, docenti, e di fronte
ai propri tesserati.
Qui i prossimi appuntamenti fate
riferimento al CALENDARIO QUI!
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