sabato 11 gennaio 2020

[A.M.Alfieri News] La Scuola che esclude e le Responsabilità della Politica - News del 11 Gennaio 2020

Gent.mi tutti,
prendiamo atto della determinazione delle scuole paritarie che nella persona dei loro gestori – eroi ordinari – decidono di restare quale voce di pluralismo educativo accanto alla scuola statale. Nessuna contrapposizione con questa ma la consapevolezza che il pluralismo educativo è un “bene necessario” da custodire.
Allo stesso tempo, l’esserci consente di tenere desta l’attenzione sulle responsabilità dello Stato che non pone le condizioni per il raggiungimento di una piena parità. A 20 anni dalla Legge sulla parità (L.62/2000) è quanto mai chiaro che il diritto ad essere leso è quello dello studente – anche diversamente abile -, dei genitori, dei docenti economicamente più fragili.
A questo proposito vorrei condividere con Voi la discriminazione che quotidianamente subiscono gli allievi disabili e i loro genitori. Il sistema scolastico Italiano, secondo i dati Ocse-Pisa, non è affatto inclusivo. Nel corso del Convegno promosso dalla paraolimpica Giusy Versace, è emerso con chiarezza che, oltre al dramma della protesi, il disabile affronta una barriera proprio all’ingresso della Scuola, prima di entrare e non potendolo fare, con grave compromissione del suo futuro perché, se la discriminazione parte dalla scuola, viene impedita la “madre di tutte le opportunità”.
Eppure sarebbe possibile per l’allievo disabile frequentare la scuola pubblica statale non dovendo “elemosinare” l’integrazione, oppure frequentare la scuola pubblica paritaria non dovendo sentirsi dire dal gestore “a fronte di un tuo diritto reale e di un mio dovere ideale c’è lo Stato che discrimina te e blocca me”. Ah l’inganno della legge alla Azzeccagarbugli.
Ma allora come stanno le cose? La famiglia del disabile a ragion veduta pretende che il figlio possa essere incluso nella scuola pubblica, sia nella statale come nella paritaria. Ma nella prima il dirigente lamenta di essere senza docente di sostegno e invita la famiglia a tenere il pargolo a casa (alla faccia delle politiche famigliari e dell’aiuto alle donne per lavorare) e il gestore della seconda dice che lo Stato non provvede alla copertura del docente di sostegno, quindi se i disabili vengono accolti, la scuola chiude. Ma all’USR la famiglia si sente rispondere che lo Stato ha destinato 20mila euro alla scuola statale  e ha erogato 20 mila alla scuola paritaria… Rimbalzano le reponsabilità, la famiglia già stressata si arrende e l’ingiustizia continua senza soluzione di sorta. Pazienza: ci si abitua a tutto, al non senso, alle bugie, alle mezze verità.
E’ necessario chiarire per non alimentare la discriminazione e legittimare l’inerzia politica, per non lasciare nella frustrazione il disabile, nell’impotenza il dirigente della scuola statale e il gestore della scuola paritaria nel capolavoro dell’ingiustizia che appare giusta senza esserlo.
SE SAI NON PUOI GIRARTI DALL’ALTRA PARTE
23 Dicembre 2019, Da Tecnica della Scuola “L’Inclusione che non include” Lo stanziamento di 12,5 milioni a favore dei bambini disabili delle scuole dell’infanzia paritarie potrebbe apparire come una splendida notizia a garanzia del diritto all’integrazione e all’inclusione del disabile (clicca qui per leggere).
28 Dicembre 2019, Da Tempi “Per gli alunni disabili solo briciole e discriminazione. Si dica almeno la verità”
Un’esperienza positiva ci viene da Regione Lombardia, che negli anni ha sempre favorito l’integrazione. Dote Scuola 2019/2020 prevede, ad esempio, il doppio finanziamento di 1,5 milioni per il riconoscimento del merito e di ben 4,5 milioni per il sostegno agli studenti disabili, con l’obiettivo di garantire il diritto allo studio e la libertà di scelta della scuola attraverso il riconoscimento di un contributo alle spese sostenute per l’insegnante di sostegno nelle scuole primarie e in quelle secondarie di primo e secondo grado paritarie che accolgono studenti disabili (clicca qui per leggere).

07 Gennaio 2020, Da Tempi “, Appello perché i poveri possano frequentare la scuola che vogliono” Un mio amico, esperto della materia, mi dice spesso che oggi «don Bosco non potrebbe accedere ad una scuola salesiana». In questa frase icastica (ed anche seriamente ironica) consiste il problema che, tramite Tempi, vorrei sollevare. I POVERI NON POSSONO ACCEDERE LIBERAMENTE ALLA SCUOLA CHE RITENGONO MIGLIORE PER I PROPRI FIGLI PER MOTIVI PURAMENTE ECONOMICI, il che è contrario alla nostra Costituzione, perché annulla uno dei diritti fondamentali della persona e della famiglia (clicca qui per leggere).

E’ importante, accanto alla nostra presenza a garanzia del pluralismo educativo, continuare con una serrata azione culturale che desti la coscienza dei cittadini, affinché siano consapevoli che il proprio diritto può e deve essere garantito.

La politica, insomma, è di fronte ad un out-out. Che la soluzione dei costi standard come quota capitaria sia scientifica e che abbia incontrato convergenze politiche e sociali trasversali è ormai assodato. Chi si sente legittimato ad insinuare il dubbio su questo se ne assuma la responsabilità di fronte a famiglie, scuole, docenti, e di fronte ai propri tesserati.
Qui i prossimi appuntamenti fate riferimento al CALENDARIO QUI!

Un caro saluto.


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